Per viaggiare low cost la sharing economy sembra essere, al momento, la soluzione migliore.
Da Bla bla car ad Airbnb, sono numerosi i siti internet che cercano di far conciliare le diverse esigenze degli utenti, turisti inclusi. Ma la sharing economy del turismo è una scelta davvero conveniente e sicura? A quali problemi e disagi si può andare incontro? I dubbi sono ancora numerosi, perché quello della sharing economy è un settore tuttora in espansione e senza regole ben definite.
Hai un dubbio su una tua esperienza di viaggio? C’è qualcosa che vorresti chiedere a un esperto legale in materia di diritto turistico, comunitario e dei trasporti? Rivolgi le tue domande sul diritto turistico al team di esperti di Salvaviaggio: compilando in pochi minuti il nostro form di domande all’esperto riceverai gratuitamente le risposte che cerchi.
Viaggiare low cost con la sharing economy: conviene davvero?
Poco ma sicuro: la risposta a questo interrogativo è affermativa. Le numerose piattaforme (anche social) a scopi turistici, figlie della sharing economy, si pongono come primario obiettivo quello di abbattere i costi, condividendo esperienze di qualsiasi tipo.
Un esempio concreto è dato dalla community di Sailsquare: affittare una barca a vela (con tanto di skipper) per una vacanza low cost fa risparmiare fino al 30% sul normale prezzo di un simile viaggio. Lo stesso Airbnb, sempre più famoso sito web di hosting, sta mettendo a dura prova la concorrenza, rappresentata da alberghi e tradizionali bed&breakfast. Lo dimostra il fatto che ad oggi 150 mila persone sono disposte ad affittare casa propria (oppure anche soltanto una stanza) per guadagnare qualche soldo. Dall’altra parte, invece, il turista ritrova (nel migliore dei casi) un’atmosfera accogliente e familiare in una città da visitare, spendendo molto meno rispetto al classico hotel.
Ma il gioco vale la candela? L’abbattimento dei costi, in alcuni casi, non basta a giustificare il ricorso a queste piattaforme di sharing economy a discapito di servizi turistici professionali.
La sharing economy dei viaggi: non sempre garanzia di qualità
Prezzi molto bassi spesso non equivalgono a standard qualitativi elevati. È anche il caso della sharing economy, specialmente nel settore turistico: è facile intuire che, dormendo per esempio nelle case altrui, sarà difficile trovare gli agi e i comfort che si trovano negli hotel di qualsiasi categoria. Accanto al rischio eventuale di vivere una spiacevole disavventura (come già accaduto a numerosi utenti di diversi servizi legati alla sharing economy), in alcuni casi capita anche di dover offrire qualcosa in cambio a chi ospita: è il caso, ad esempio, di Couchsurfing, il servizio per dormire sui divani altrui senza dover pagare con moneta ma offrendo in cambio pulizie e piccoli servizi. Ne vale davvero la pena?
Ancora poche regole: il caso dell’assicurazione
La sharing economy è un fenomeno in continua evoluzione, oltre che nato relativamente di recente. Per questi e altri motivi, le regole in questo campo non sono ancora del tutto ben definite. Soltanto da poco tempo, per esempio, Airbnb ha introdotto anche in Italia la possibilità da parte degli host di stipulare un’assicurazione per la casa. Non è ancora del tutto chiaro, in questo e in altri servizi simili, come possa essere tutelato l’ospite. Dell’importanza di avere un’assicurazione di viaggio ogni volta che si parte ne avevamo già parlato: vale sia per i mezzi di trasporto, ma anche nel caso della sistemazione una volta giunti a destinazione.
In un contesto ancora incerto come quello della sharing economy nell’ambito turistico, affidarsi a un team di esperti di tutele legali in viaggio è garanzia di sicurezza.
Salvaviaggio ti offre la sua qualificata assistenza gratuita anche in questo caso.